Cinema

Lina Wertmüller ci lascia a 93 anni: fu la prima regista donna candidata all'Oscar

Lina Wertmüller
Lina Wertmüller

Lina Wertmüller, una delle più grandi registe italiane. Aveva ricevuto l’Oscar alla carriera nel 2020, all’età di 92 anni

E' morta a Roma Lina Wertmüller, prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia nel’77. La cineasta romana ha attraversato la scena del cinema internazionale, distinguendosi per ironia pungente e creatività. Suoi successi indimenticabili come “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” e “Pasqualino Settebellezze”.

Sappiate che se mi piglia un colpo me ne vado come un commensale sazio” - aveva scritto di sé con il consueto humour dissacratore. E difatti quella di Lina Wertmüller (al secolo Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Español von Brauchich) è stata una vita intensa, trascorsa sempre in breccia.


Dopo il debutto teatrale con Guido Salvini e Giorgio De Lullo e l’apprendistato cinematografico al fianco di Federico Fellini, Wertmüller firma il capolavoro d’esordio con I basilischi, girato in Lucania, nei luoghi d’origine paterni. 

Pluripremiata opera prima, la pellicola descrive l’inerzia atavica di certo Sud, unendo freschezza compositiva a critica sociologica: con una vena satirica incentrata intorno ai caratteri tipici dell’italiano medio, destinata a divenire una costante nei successivi lavori, dove si evolverà in senso espressionista, baroccheggiante e grottesco.

Una donna piena di eccessi

Nota per la proverbiale irriverenza (sin nella dispettosa pratica dei titoli di film chilometrici), col tempo Wertmüller abbraccia la poetica dell’assortimento composito tra elementi di segno opposto, dalla forte connotazione grottesco-caricaturale:

Sono una donna piena di eccessi e forse il grottesco stilisticamente mi corrisponde. Amo deformare la realtà perché solo così riesco a raccontarla. Anche l'eros vi si intona meglio”- spiegava la regista a proposito dei successi della maturità.

Nella vasta produzione degli anni ’70, spicca in particolare per consenso di pubblico e critica Travolti da un insolito destino… (1974), con cui si afferma la coppia Giannini- Melato; e Pasqualino settebellezze (ancora Giancarlo Giannini protagonista), che vale alla regista quattro nominations all’Oscar e l’affermazione nell’élite del cinema statunitense (dal critico del NY Magazine John Simon al regista Woody Allen).

Si tratta di un cinema a tinte forti, dove l’accostamento esasperato tra stereotipi del pensiero comune vale a dimostrarne la sostanziale vacuità: “ha il fascino di quei coloratissimi patchwork composti dai tessuti più diversi e strani, spesso a tinte sgargianti, accostate tra loro con un coraggio al limite della sfida, della provocazione” (Stefano Masi).

Dietro gli occhiali bianchi

Così il titolo di un biopic (D. Ruiz, 2015), testimonianza dei molteplici settori in cui Wertmüller ha saputo incidere con fertile vena creativa: regie teatrali in prosa e lirica, radiodrammi, sceneggiati televisivi, musica, la direzione del centro sperimentale di cinematografia dal 1984 al ’94.

E dietro i celeberrimi occhiali bianchi (ormai un must, di cui pare la regista avesse ordinato ben 5.000 paia!) si celava appunto una mente fervida, con numerosi progetti in cantiere ed un occhio di riguardo a quel meridione d’Italia tanto importante nella biografia dell’artista e spesso al centro dei suoi lavori:

Senza dubbio il Sud Italia è nel mio cuore…Il bello dell’Italia è che ci sono molte culture e il loro incontro crea sempre magia”.

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